Avevo diciotto anni anni e leggevo Cento Cose quando la rivista era nel pieno della fase egocentrata e zeppa di edonismo reganiano – roba che se non sei stato giovane negli anni Ottanta non puoi capire.
Leggevo Cento Cose, quindi, interessandomi ai problemi sentimentali e sessuali di una lettrice ventiseienne.
La notizia era, per me, che una ventiseienne potesse ancora interessarsi al sesso. O meglio: che il sesso potesse interessarsi a lei.
A ventisei anni – mi dicevo – si è già in una fase di decadimento: carni tremule, prime rughe, secchezza vaginale.
Chi avrebbe mai potuto trovare appetibile una donna (o un uomo) di quella età? Davvero era possibile desiderare sessualmente – e amare ancora – quando non si era più giovani? Davvero non si veniva annientati da cellulite e responsabilità?
Andando avanti con i partner e con l’età ho capito quanto mi sbagliassi e quanto poco l’amore abbia a che fare con carni sode e ventri piatti.
Per capire quanto fosse bello, e tenero, e appagante, e totalizzante amare persona quando non si è più giovani, poi, ho dovuto attendere ancora molti anni. Quasi trenta.
È per caso che mi sono imbattuta nei quadri di Riccardo Mannelli che ritraggono coppie non più giovani.
“Parlane con cautela” mi ha suggerito Daniele “Mannelli è un disegnatore satirico apprezzato, ma anche un pittore controverso, lontanissimo dal c.d buon gusto borghese, e i suoi quadri che ritraggono corpi veri sono stati oggetto di tante polemiche”
Sarà, ma mi commuovono più di quanto riesca a spiegare ché non ho visto mai nulla rendere con tanta precisione amore, tepore e abbandono di chi conosce bene le pieghe del corpo e dell’anima del proprio compagno
(per approfondire: “Fine penna mai” Di Riccardo Mannelli)